Dopo aver pubblicato un articolo su come fare un cambio di prenotazione con Ryanair, oggi cambiamo decisamente argomento. Le sfide che deve affrontare la società moderna sono molte dall’invecchiamento della popolazione allo sfruttamento delle risorse, ma il problema più impellente e incalzante è la questione dei cambiamenti climatici e dei relativi effetti. Tra le misure avviate dai governi mondiali per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici in corso c’è anche il piano di mobilità sostenibile, incentivando sistemi di mobilità alternativi ed ecologici come viaggiare in treno per le lunghe distanze e la viabilità urbana.

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Ma cosa provoca i cambiamenti climatici? Le cause sono da ricercare sul clima polare e lo scioglimento dei ghiacci? In questo articolo, con l’aiuto delle ricerche del CNR italiano, vi forniremo tutte le informazioni sul clima polare e gli effetti dei cambiamenti climatici.

Quali sono le zone coinvolte dal Clima Polare nel mondo?

Il clima polare è caratteristico delle regioni più settentrionali e meridionali del nostro pianeta. Le principali aree coinvolte da questo tipo di clima sono:

  1. Artide:
  • Comprende la regione intorno al Polo Nord, estendendosi su vaste aree della Russia settentrionale, della Norvegia (Svalbard), della Groenlandia (territorio della Danimarca), del Canada settentrionale, dell'Alaska (Stati Uniti) e di alcune isole dell'Oceano Artico.
  • È una regione di permafrost, con temperature che spesso scendono sotto lo zero per la maggior parte dell'anno.
  • Antartide:
    • Situata intorno al Polo Sud, comprende il continente antartico e diverse isole adiacenti.
    • L'Antartide è il continente più freddo, più ventoso e più asciutto della Terra, con temperature che possono scendere fino a -80 °C.

    Le caratteristiche principali di queste zone climatiche polari includono inverni lunghi e estremamente freddi, estati brevi e fredde, con temperature raramente sopra lo zero, e precipitazioni generalmente scarse, spesso sotto forma di neve. La vita vegetale e animale in queste regioni è altamente specializzata per sopravvivere in condizioni così estreme.

    Gli studi del CNR sugli effetti dei cambiamenti climatici e il clima artico

    Il CNR nel contesto internazionale si dimostra un’eccellenza negli studi della composizione atmosferica, le ricerche polari, la paleoclimatologia, gli studi in alta quota, degli eco-sistemi marini e terrestri, nonché gli studi sugli effetti e l’impatto dei cambiamenti climatici. La presenza del CNR nelle Regioni Artiche è motivata dagli studi sui cambiamenti climatici e la loro influenza sul clima di tutto il pianeta. La base del centro di ricerca sul clima polare del CNR si trova a Ny Ålesund nell’arcipelago delle Svalbard (Norvegia) ed è un centro all’avanguardia per dotazione tecnologica di indagine e studio.

    Nell’Artico, l’incremento delle temperature nell’ultimo secolo è raddoppiato rispetto alla media del pianeta. Nell’Antartide, il processo di aumento delle temperature è ancora più elevato e rapido. E l’andamento futuro si dirige verso l’intensificazione. Se in Antartide, il continente ghiacciato più grande, si sciogliesse metà della calotta glaciale, si verificherebbe un aumento del livello dei mari pari a 6 metri, con conseguente erosione delle coste e allagamento delle città costiere nel mondo. I cambiamenti in atto hanno, dunque, effetti e rischi enormi sull’ambiente e sull’economia.

    La difficoltà nel determinare le previsioni climatiche con i cambiamenti in atto dipendono sia dalle attività umane che da vari fattori ambientali:

    • Il sistema del clima polare e le sue forti ripercussioni;
    • La conoscenza limitata dei processi coinvolti e la necessità di adeguare i modelli climatici;
    • Difficoltà nel discernere quali sono le cause antropiche e quali dipendono da una naturale variabilità del sistema climatico;
    • Difficoltà logistiche e tecniche di mantenere dei centri di osservazione nelle regioni polari.

    Riscaldamento globale e cambiamenti climatici

    Gli studi recenti forniscono prove più concrete del riscaldamento globale, permettendo la predisposizione di modelli climatici e delle loro disomogeneità. Nella sola penisola antartica si è registrato un aumento delle temperature medie di 3° C, mentre in altre zone dello stesso continente, gli incrementi sono meno evidenti e significativi. Ad ogni modo, si è attestato che dal 1950 a oggi, la penisola antartica ha perso da 8 mila e 10 mila km2 di massa di ghiaccio. Le rilevazioni e le misure sono confermate dalle osservazioni satelliti fin dal 1980.

    I fattori che provocano questi cambiamenti sono diversi a partire dalla forza dei venti circumpolari e le variazioni del ciclo annuale dell’ozono stratosferico. Lo studio integrato dei dati satellitari con quelli terrestri ha evidenziato che l’aumento delle temperature interessa tutto il continente polare con aumenti costanti e significativi fino a 0,2°C l’anno.

    Per comprendere i cambiamenti climatici di oggi occorre leggere i modelli climatici del passato. La paleoclimatologia è in grado di risalire ai vari cambiamenti climatici sul pianeta con lo studio degli strati di neve e ghiaccio accumulati nelle calotte artiche e antartiche. La storia della terra racconta di molte variazioni climatiche epocali nel tempo alternando epoche glaciali e periodi interglaciali più miti e caldi a ritmo ciclico. Un’epoca glaciale dura in media 100 mila anni, per poi cominciare e ridursi dando vita a ere interglaciali con temperature più calde.

    L’ultima fase di glaciazione si è conclusa circa 18.000 anni fa, ci troviamo quindi in una era interglaciale, ma la velocità del riscaldamento e gli eventi metereologici estremi dell’ultimo secolo dirottano l’attenzione sui pericoli delle mutazioni climatiche operate per mano dell’uomo che creano deviazioni importanti e fluttuazioni clamorose rispetto all’ordinario e alle informazioni che provengono dal passato. Lo studio delle “carote di ghiaccio” – campioni di ghiaccio di 10 cm di diametro, estratti fino a profondità di 4 chilometri – ha fatto emergere che l’aumento della concentrazione di anidride carbonica è aumentata a partire dall’800 e dall’inizio dell’industrializzazione con l’incremento intensivo dei combustibili. Se nelle precedenti ere la CO2 nell’atmosfera variava tra una concentrazione di 170 parti per milione (ppmv) nei periodi più freddi e circa 290 ppmv nei periodi più caldi, le attuali rilevazioni attestano una concentrazione di 396,80 ppmv di CO2 in un tempo ridotto alla sola rivoluzione industriale. Le concentrazioni di CO2 influenzano il clima perché – anche se in misura ridotta – l’anidride carbonica contribuisce al riscaldamento globale e all’effetto serra perché le sue particelle sono in grado di intrappolare la radiazione infrarossa della luce solare e la riflette sul suolo impedendo alla Terra di raffreddarsi. Ecco perché l’aumento della concentrazione di CO2 nell’aria è causa principale del riscaldamento globale e dei conseguenti cambiamenti climatici estremi, nonché del sovvertimento dei ritmi climatici e degli schemi climatici.

    E' vero che i sempre più frequenti nubifragi dipendono dal riscaldamento globale?

    Sì, il riscaldamento globale è strettamente legato all'aumento della frequenza e dell’intensità di eventi meteorologici estremi, tra cui i nubifragi. Con l’aumento delle temperature globali, il sistema climatico terrestre subisce cambiamenti che influenzano la distribuzione e l’intensità delle precipitazioni. Ma vediamo meglio come e perché.

    L’Influenza dell’Aumento delle Temperature sull’Atmosfera

    Il riscaldamento globale causa un aumento della temperatura media della superficie terrestre e dell’atmosfera. Un’atmosfera più calda è in grado di trattenere una maggiore quantità di umidità, in base alla legge di Clausius-Clapeyron, che indica come l’aria possa contenere circa il 7% in più di vapore acqueo per ogni grado Celsius di aumento della temperatura. Con maggiore umidità a disposizione, si creano condizioni favorevoli per precipitazioni più intense: quando quest'aria calda e umida sale e si raffredda, condensa e si trasforma in pioggia, ma in volumi ben superiori rispetto al passato.

    Nubifragi e Cambiamento Climatico

    I nubifragi, caratterizzati da intense e brevi precipitazioni, trovano terreno fertile in questo clima più caldo e umido. Con l'aumento delle temperature, il ciclo dell'acqua viene accelerato: l'evaporazione aumenta, il vapore acqueo sale nell'atmosfera e si condensa velocemente, rilasciando energia sotto forma di calore latente, che intensifica ulteriormente i fenomeni atmosferici. Ecco perché oggi assistiamo più frequentemente a fenomeni intensi e concentrati in poco tempo, che si manifestano come violenti nubifragi.

    L’effetto del Riscaldamento degli Oceani

    Un altro fattore importante è il riscaldamento degli oceani, che svolgono un ruolo cruciale nell’alimentare eventi atmosferici estremi. Gli oceani, riscaldandosi, rilasciano grandi quantità di umidità e calore nell’atmosfera. Questi contribuiscono a formare sistemi di bassa pressione che possono portare a forti temporali, alluvioni e nubifragi. L’innalzamento della temperatura oceanica può anche influenzare la formazione di cicloni tropicali e tempeste più intense, che a loro volta generano forti piogge quando raggiungono le aree costiere o si spostano verso l’entroterra.

    Cosa ci Riserva il Futuro?

    Secondo gli scienziati, se non si ridurranno drasticamente le emissioni di gas serra, questi eventi estremi continueranno a crescere sia in numero che in intensità. La comunità scientifica ha osservato che le alluvioni e i nubifragi si verificano oggi in zone dove prima erano meno comuni, ampliando le aree a rischio.

    In conclusione, il riscaldamento globale è una delle principali cause dell’aumento della frequenza e dell'intensità dei nubifragi, e il fenomeno è destinato a peggiorare senza interventi globali per contenere le emissioni e mitigare i cambiamenti climatici in atto.

    FAQ

    Come si caratterizza il clima polare?

    Il clima polare si caratterizza per lunghi inverni freddi ed estati breve e fresche. In Inverno si raggiungono i -58 °C in alcune aree e in estate le temperature oscillano tra -10° e+10° C.

    Quali effetti provoca il cambiamento climatico?

    Gli impatti dei cambiamenti climatici sono evidenti nell’aumento dell’inquinamento atmosferico, la diffusione delle malattie, eventi meteorologici estremi, desertificazione con conseguenti flussi migratori forzati, cattiva alimentazione, carestie nelle aree dove non è più possibile coltivare o trovare cibo a sufficienza, fame, problemi di salute mentale.

    Quali sono i principali cambiamenti climatici?

    I cambiamenti climatici si manifestano attraverso il riscaldamento globale o il raffreddamento globale e il cambiamento dei regimi di precipitazione.

    Quando è iniziato il cambiamento climatico?

    Il cambiamento climatico è iniziati durante l’era dell’industrializzazione e con l’uso intensivo di combustibili fossili e da quando le attività umane hanno alterato la composizione atmosferica producendo ingenti emissioni di gas serra.

    Quali sono le soluzioni per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici?

    Le soluzioni per prevenire e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici innescati dall’uomo sono la piantumazioni di alberi e la salvaguardia del patrimonio forestali esistente, la protezione degli ambienti marini, il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, la mobilità sostenibile, la riduzione della plastica e dei combustibili, lo smaltimento corretto dei rifiuti.

    Autore: Enrico Mainero

    Immagine di Enrico Mainero

    Dal 2011 Direttore Responsabile e Amministratore unico di ElaMedia Group SRLS. Mi dedico prevalentemente all'analisi dei siti web e alla loro ottimizzazione SEO, con particolare attenzione allo studio della semantica e al loro posizionamento organico sui motori di ricerca. Sono il principale curatore dei contenuti di questo Blog Redazione di ElaMedia.